
Azioni preliminari
Prima di un colloquio con un nuovo utente, se possibile, lo psicologo esamina la cartella clinica per visionare le valutazioni cui l’individuo è già stato sottoposto e per valutare i percorsi che ha precedentemente intrapreso con altri specialisti quali logopedisti, psicomotricisti, neuropsichiatri. Queste procedure preliminari risultano molto utili per iniziare a tratteggiare un quadro generale del paziente.
Il primo colloquio
Il primo colloquio è orientato ad analizzare la storia di vita dell’utente e le motivazioni della sua richiesta. Nel caso di un paziente minore, questo primo incontro di accoglienza è svolto con i genitori che si fanno portavoce della storia di vita del figlio.
Inizialmente lo psicologo si presenta ed espone il suo percorso di formazione.
In questa fase si indaga la situazione familiare, l’età e le caratteristiche dei membri della famiglia, il loro rapporto con il minore, le loro abitudini.
Nello specifico, durante il primo incontro, protagonista è la narrazione del genitore circa la problematica del figlio di cui lo specialista analizza le modalità e il periodo di insorgenza. In quest’occasione le domande poste dal professionista sono principalmente volte ad acquisire informazioni sulle caratteristiche del piccolo paziente e sui comportamenti generalmente manifestati con le figure con cui interagisce e nei vari contesti che frequenta quotidianamente come l’ambiente domestico, quello sportivo e quello scolastico. Lo scopo è delineare le forme in cui insorge in queste circostanze il comportamento-problema e le variabili che entrano in gioco nel determinarlo al fine di ottenerne una visione il più possibile chiara e completa. Soprattutto per quanto riguarda la scuola, può risultare utile per lo specialista mettersi in contatto con gli insegnanti del bambino e indagare le misure di sostegno messe in atto per supportare il percorso scolastico del minore.
Dato che il punto di vista offerto in questo scenario è principalmente quello del genitore, soggetto dunque a possibili omissioni inconsapevoli di elementi importanti, lo psicologo talvolta replica alle affermazioni del caregiver con quesiti funzionali a discernere le informazioni rilevanti e a comprendere dichiarazioni che appaiono ambigue.

In conclusione
Alla fine del primo colloquio lo psicologo restituisce ai genitori un feedback rispetto a come ritiene sia indicato strutturare il percorso dell’utente, ad esempio chiedendo di incontrare il bambino per condurre una valutazione più accurata del caso oppure indirizzando la famiglia verso altri specialisti che reputa più idonei al trattamento delle difficoltà emerse.
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