Primo colloquio per la valutazione DSA

Chi è presente?

Durante il primo colloquio orientato alla presa in carico del bambino per una valutazione DSA, solitamente sono presenti entrambi i genitori. È bene però che il bambino non sia presente durante l’incontro, poiché si facilita la conversazione e la conoscenza tra il professionista e genitori. Così si potranno affrontare le tematiche in maniera più approfondita.

Come si svolge?

Il colloquio per la valutazione DSA inizia con una fase di conoscenza reciproca.

Successivamente prende avvio il colloquio vero e proprio al fine della valutazione DSA. Qui lo psicologo, sulla base delle informazioni precedentemente acquisite durante il dialogo telefonico, pone alcune domande ai genitori.

Il contatto telefonico, infatti, indirizza lo psicologo verso determinate domande da porre ai genitori, quesiti che vanno a toccare gli aspetti che sono emersi durante il primo contatto telefonico. Di conseguenza lo psicologo si focalizza sugli ambiti che sono portati dai genitori come difficoltà e li va ad indagare dapprima in maniera generale.

Cosa si indaga?

Le domande che vengono poste sono inizialmente generali, volte a conoscere la situazione socio-culturale e familiare nella sua globalità. Queste riguardano la motivazione che ha spinto i genitori a richiedere una valutazione DSA. Nel primo approccio si deve riuscire a capire in quale area il bambino mostra maggiori difficoltà, qual è il problema principale, da quanto tempo è presente il problema, chi se ne è accorto. Il colloquio è mirato anche a raccogliere informazioni anamnestiche, dati importanti per ricostruire la storia evolutiva del bambino e per formulare ipotesi plausibili sulla possibile evoluzione dell’iter valutativo. È importante anche indagare la presenza di eventuali documentazioni precedenti come referti medici, relazioni cliniche e pagelle scolastiche; è opportuno quindi che i genitori portino con sé l’eventuale documentazione già in loro possesso.

Importante è informazioni riguardanti la famiglia, quali la composizione del nucleo familiare, gli eventuali cambiamenti in seguito alla nascita del bambino, il clima familiare, il tono degli scambi comunicativi, la definizione dei ruoli e i rapporti del bambino con i familiari, le relazioni sociali del bambino e le eventuali attività extrascolastiche (sport, tempo libero, hobby, attività, giochi). La scuola è un ulteriore contesto privilegiato da indagare e un’importante fonte di informazioni, si sondano infatti ambiti relativi alla preferenza delle materie scolastiche, alle materie curriculari più difficoltose, allo svolgimento dei compiti a casa, al clima all’interno della classe.

L’osservazione e la valutazione DSA conferisce una fotografia del presente del bambino, ma il processo diagnostico deve catturare l’andamento evolutivo del bambino (passato e futuro).

Conclusioni

È importante che il colloquio per la valutazione DSA avvenga in un clima di fiducia e di collaborazione ed è altrettanto rilevante che ai genitori venga esplicitata la finalità del colloquio.

In aggiunta, è bene spiegare come si svolgerà l’iter di presa in carico per la valutazione DSA. Dapprima si consulta un neuropsichiatra, successivamente il percorso prevede l’intervento di uno psicologo che si rifà anche a test su abilità di apprendimento.

Bisogna anche conoscere il rapporto esistente tra scuola/insegnanti e famiglia, andando ad approfondire quali sono i rispettivi vissuti rispetto ad una possibile valutazione DSA e quali sono gli eventuali ambiti di discordanza.