L’aggressività

L’aggressività è un fenomeno fisiologico definibile come l’abilità di difendere se stessi contro attacchi fisici e verbali e che contribuisce alla sopravvivenza e allo sviluppo delle capacità di adattamento.

Comportamenti di tipo aggressivo quali colpire, spingere, schiaffeggiare, dare pugni, sputare sono comuni nei bambini piccoli; crescendo la gran parte dei bambini tende a socializzare e ridurre tali comportamenti aggressivi. Le interazioni con gli adulti assumono un ruolo importante nel definire i comportamenti del bambino e nell’indirizzarli verso modalità di espressione più appropriate. Alcuni bambini, invece, non riescono a sviluppare tali capacità e continuano a manifestare comportamenti aggressivi e di violazione delle regole.

Quale tipo di aggressività?

L’aggressività può essere espressa in maniera diretta e manifesta oppure in modo indiretto e mascherato. Esistono differenti tipologie di aggressività.

L’aggressività impulsiva o reattiva si manifesta in modo improvviso. Spesso tale tipo di aggressività è associata ad uno stato affettivo intenso come eccitazione, rabbia, tensione. Tale reazione è spesso legata alla percezione non realistica e persecutoria di una minaccia esterna, alla quale il soggetto tende a reagire con aggressività eccessiva. Si tratta di una reazione comportamentale condizionata da una componente emotiva calda.

L’aggressività predatoria è finalizzata all’ottenimento di un vantaggio e in generale non è associata ad uno stato affettivo significativo. La componente emotiva sottostante a tale comportamento è fredda. L’obiettivo è ottenere il possesso di un oggetto (object-oriented) o il dominio su una persona (person-oriented). Si esprime attraverso la coercizione, o l’attacco a scopo di furto o la vittimizzazione dei più deboli.

Altre tipologie di aggressività sono l’aggressività autodiretta, in cui il comportamento aggressivo è diretto verso se stesso, e l’aggressività eterodiretta che invece è esternata verso oggetti o persone.

Disturbo oppositivo-provocatorio

Il disturbo oppositivo-provocatorio nel bambino è caratterizzato da un pattern persistente di umore arrabbiato/irritabile e di comportamento polemico, provocatorio o vendicativo che perdura da almeno 6 mesi. 

Per umore arrabbiato/irritabile si intende che spesso il bambino perde il controllo, è permaloso o facilmente tende ad annoiarsi. In aggiunta, il bambino spesso è caratterizzato dall’emozione della rabbia.

Per quanto riguarda la sfera dell’impulsività o il comportamento polemico, essa si evidenzia nel fatto che il bambino litiga spesso con gli adulti e i coetanei. Inoltre, spesso si rifiuta di rispettare le richieste derivanti da figure adulte, spesso infastidisce gli altri e spesso accusa gli altri per i propri errori o per il proprio comportamento.  

Possibili indicatori del disturbo:

  • Educazione troppo rigida;
  • Mancato rinforzo di comportamenti positivi;
  • Difficoltà nella regolazione emotiva;
  • Comportamenti aggressivi in famiglia;
  • Contesto socio-culturale trascurante e svantaggioso.

Conclusioni

Nei bambini più piccoli sono presenti forme di aggressività che tendono a diminuire con l’età dal momento che, crescendo, i bambini imparano a canalizzare e a trovare modi alternativi, socialmente accettabili, per esprimere tale comportamento.

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