Di fronte ad un disturbo o ad una problematica generale, spesso ci concentriamo esclusivamente sulle cause e sulle possibili soluzioni cercando di affrontarlo e risolverlo il più in fretta possibile.
Ogni problema o, nello specifico, ogni patologia porta con sé una serie di problematiche che vanno ad aggiungersi a quella principale. Tali aspetti vanno considerati per supportare colui di cui ci prendiamo cura, al fine di fargli affrontare al meglio il percorso educativo, riabilitativo, terapeutico che potrà aiutarlo a migliorare o a gestire il suo deficit.
Quando possono insorgere problematiche di tipo emotivo-comportamentale?
Studenti con DSA, spesso, portano con loro problematiche emotive, di adattamento, comportamentali, di autostima che derivano dall’osservare la loro disfunzionalità e i loro fallimenti. Ciò può accadere soprattutto nella fase iniziale, quando non è stato ancora diagnosticato il disturbo. Pertanto, nell’ambiente scolastico e\o familiare si può commettere l’errore di rimproverare il bambino scambiando il suo insuccesso per pigrizia o disattenzione.
Quali sono i vissuti che lo studente con DSA porta con sé?
La letteratura scientifica mostra, infatti, che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, oltre che tra loro, si presentano frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali e possono essere portatori di grandi sofferenze emotive nell’infanzia fino ad arrivare ad una deviazione patologica dello sviluppo. In particolare sembra che i bambini con DSA abbiano un rischio maggiore di sviluppare, in comorbidità, patologie dell’umore come la depressione e l’ansia.
Il bambino che a scuola si vede in difficoltà e che deve sperimentare un fallimento di fronte agli altri suoi amici, può provare vergogna, rabbia, frustrazione e può mettere in atto strategie per cercare di evitare queste sensazioni: isolamento, oppositività, rifiuto di svolgere i compiti, disimpegno, chiusura, somatizzazioni…
Come riconoscere la sofferenza emotiva?
La frustrazione di fronte ai propri fallimenti porta ad una sofferenza costante che, spesso, il bambino non manifesta con sintomi chiari, ma più frequentemente mostra attraverso gesti rabbiosi verso gli insegnanti o i genitori oppure con l’iperattività.
La rabbia si manifesta nei bambini con DSA solitamente in due modalità: il bambino si trattiene a scuola, tanto da sembrare passivo, per poi sfogarsi nell’ambiente domestico, oppure può manifestarla anche in ambiente scolastico con comportamenti aggressivi, provocatori, di rifiuto.
Un altro vissuto emotivo da non trascurare negli individui con DSA è la vergogna: dato che non riesce ad ottenere gli stessi risultati dei compagni o per farlo ha bisogno di supporti aggiuntivi (audiolibri, mappe concettuali, ecc.) un bambino dislessico si sente inferiore, diverso.
Come evolve?
Durante l’adolescenza questa rabbia spesso può sfociare nell’abbandono scolastico e in problematiche di carattere sociale: gli adolescenti con dislessia mostrano spesso una sintomatologia ansioso-depressiva, somatizzazioni, difficoltà nell’integrazione o isolamento sociale.
Possiamo facilmente comprendere come i DSA incidano, dunque, sulle componenti emotive e motivazionali e possano influire sull’autostima e sul concetto di sé, portando un bambino o un adolescente, se non adeguatamente affrontati, verso un cammino di insuccessi scolastici. Il conseguimento di una diagnosi, quindi, rappresenta un primo passo fondamentale per il bambino, la famiglia e la scuola.
Come possiamo aiutare uno studente con DSA?
Bisogna agire sicuramente sui problemi di scrittura, lettura e\o calcolo, ma senza tralasciare la cura della vulnerabilità psicologica che questo disturbo può portare con sé, offrendo, quindi, al bambino una protezione dal rischio di forme di disadattamento.
In questo discorso assume un’importanza fondamentale la diagnosi e la sua spiegazione al bambino; spieghiamogli bene in cosa consiste il suo deficit facendogli comprendere che le difficoltà che tanto lo angosciano non derivano da una sua mancanza di intelligenza o di capacità, ma da aspetti neurobiologici. Forniamogli tutti gli strumenti per far fronte al DSA e alla conseguente sofferenza psicologica.
Come possono intervenire Famiglia e Scuola?
Tutto ciò va inserito sia nell’ambito familiare che in quello scolastico. È bene che la famiglia e in particolar modo i genitori si pongano come supporto e sostegno principale per il bambino, ma anche la scuola deve fare la sua parte. L’istituzione scolastica, infatti, dovrà offrire al bambino gli strumenti necessari per far fronte ai suoi deficit di apprendimento, sostenendolo nelle difficoltà e rinforzando i suoi successi. Potrebbe essere utile anche formare il gruppo classe al rispetto della diversità, all’accoglienza dell’altro e informarlo sulle caratteristiche di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento per far sì che abbiano le conoscenze e acquisiscano le competenze necessarie per evitare i pregiudizi e l’esclusione del compagno in difficoltà.
È necessario, quindi, creare dei percorsi familiari e scolastici, prima di tutto, che siano di supporto al bambino nella gestione dei suoi deficit tanto di apprendimento quanto emotivo\relazionali e lo aiutino a reagire ad essi.
Conclusioni
Per concludere questo affondo sulla sfera emotiva e comportamentale di uno studente con DSA, ci teniamo a sottolineare come il nostro centro, Educando, pone l’attenzione anche su queste tematiche chiaramente misurabili anche in studenti senza una diagnosi DSA.
Infatti, il nostro modus operandi, di fronte ad un percorso di supporto scolastico, sia esso riabilitativo e post-diagnosi, sia esso parallelo ad un tipico iter scolastico, si concentra nell’analisi delle dinamiche emotive e comportamentali che accompagnano la vita a scuola dello studente.